• Oct 29, 2025

Report completo Seduta di Sacred Alchemy collettiva di luglio 2025

Report Seduta di Sacred Alchemy di gruppo luglio

🌟 Imparare a ricevere e trasformare la paura del cambiamento

Trovi qui quella che è stata la proposta per il lavoro collettivo di giugno e col report dei vari impulsi lavorati sulle persone che hanno deciso di partecipare.

Primi impulsi della seduta Sacred di Luglio

30 luglio

Durante la seduta collettiva del mese scorso abbiamo lavorato sul disinnescare antichi cicli di memoria che ci riportavano nel passato e generavano confusione emotiva. Il Campo che si è formato tra le persone che hanno scelto di partecipare era così denso e vivo che ho sentito il bisogno di chiudere anticipatamente le iscrizioni: l’urgenza energetica era già presente e stava iniziando a muoversi.

Come in una seduta individuale, anche nelle sessioni collettive si percepiscono con forza le memorie e le programmazioni che cominciano a “spingere” per emergere e trasformarsi. E proprio da lì inizia il lavoro vero: non c’è differenza nel tipo di energia tra una persona singola “pronta” a lasciar andare e un intero gruppo, sebbene nella seduta collettiva affiorino le memorie di tutti i partecipanti insieme.

Nel workshop successivo, “Disinnescare i cicli di dolore”, sono emersi con chiarezza alcuni temi ricorrenti: la difficoltà nel ricevere, il timore di far sentire la propria voce, e una sensazione sotterranea di dover rinunciare sempre a qualcosa. È stato naturale, quindi, scegliere per il mese di luglio una direzione più focalizzata sul tema del ricevere — o, meglio, sull’imparare a ricevere.

Questa volta, però, è successo l’opposto: ho dovuto posticipare la chiusura delle iscrizioni. Le resistenze energetiche erano palpabili, come se molti esitassero nel cominciare davvero questo lavoro. Le difficoltà nel completare l’iscrizione, i continui rimandi, i dubbi… tutto era espressione di una resistenza collettiva. Ma poi, finalmente, ci siamo ritrovati nella seduta.

Come sempre, abbiamo cominciato attivando i primi impulsi nei campi di risonanza, così da stimolare una “risposta” all’interno del Campo. Per risposta intendo il riemergere, spesso immediato, di tutto ciò che si oppone al ricevere — anche solo all’intenzione di imparare a farlo.

Il primo elemento che si è presentato, quasi subito dopo l’attivazione degli impulsi, è stato un potente stimolo al sistema limbico: una delle aree più antiche del nostro cervello, considerata il centro delle emozioni, della memoria emotiva e dell’apprendimento affettivo. È la sede della paura, dell’attaccamento, del piacere, della rabbia, della tristezza e della memoria emotiva.

Non mi ha sorpreso che toccando il tema del ricevere, il sistema limbico sia stato immediatamente coinvolto. Come se la sola idea di imparare a ricevere facesse scattare un allarme profondo, legato alla sopravvivenza, attivando memorie tribali e convinzioni ancestrali secondo cui ricevere equivale a pericolo.

Il sistema limbico filtra la realtà attraverso l’emozione. Quando viviamo un’esperienza, ne registra prima di tutto l’impatto emotivo, ancora prima che intervenga la razionalità. Se in passato un’esperienza è stata traumatica, anche solo un richiamo simile può attivare la stessa risposta emotiva. E così, in questo caso, la sola idea di ricevere può riattivare la paura.

Ma la cosa davvero particolare è che, questa volta, le nuove programmazioni che sembravano voler entrare nel Campo si sono manifestate... sotto forma di profumo. Sì, proprio così. Ed è interessante sapere che il senso dell’olfatto è l’unico che arriva direttamente al sistema limbico senza passare per la neocorteccia. Le molecole odorose, infatti, raggiungono il cervello antico senza filtri.

È come se questa energia avesse voluto preparare il campo alla ricezione attraverso un richiamo profondo, viscerale, evocando sensazioni di protezione e sicurezza. Una predisposizione naturale, sottile, a lasciarsi andare. Come se qualcosa avesse ammorbidito in anticipo le paure, tranquillizzando il nostro sistema di protezione interno e comunicando direttamente alla parte più antica di noi.

Sono profondamente grata di poter testimoniare ogni volta quanto il lavoro sia intelligente, preciso, e quante cose si apprendano semplicemente osservando e lasciando accadere.

La prima programmazione emersa con forza e chiarezza, condivisa da quasi tutti i partecipanti, è stata questa: “Per poter ricevere, devo prima dare qualcosa in cambio”. E ancor più nello specifico: Se mi permetto di accogliere qualcosa, inevitabilmente perderò qualcosa che ho già”.

Una credenza potente, universale. Direi che come primi impulsi di questa seduta, siamo partiti con un’esplosione. La lavorazione e le successive elaborazioni sono cominciate!

Secondo segmento lavorato:

(tra il 31 luglio e 1 agosto)Oggi, in una giornata energeticamente così importante e sacra — una soglia legata al raccolto, alla prosperità, al nutrimento che segue il seminato — non poteva che proseguire il lavoro.Un lavoro fatto di revisione, riordino, riconfigurazione.
Un processo vivo, in movimento, che continua a portare in superficie moltissime memorie e programmazioni legate alla paura del ricevere.
È come se, in profondità, avessimo paura della nostra stessa forza. Del nostro potere.
E in molti sta emergendo anche una strana forma di resistenza, come una tensione verso i propri stessi pensieri… come se una parte sapesse quanto questi pensieri possano manifestare.
C’è talmente tanta abitudine al “pensare male”, a vivere con aspettative che puntualmente deludono, che finiamo per temere persino i nostri pensieri, sapendo — da qualche parte dentro — quanto incidano sulla nostra realtà.È come se ci muovessimo tra due poli:
da una parte l'incredulità che i nostri pensieri abbiano davvero potere,
dall'altra la paura che ce l’abbiano davvero.E proprio questo paradosso sembra stia emergendo ora, mentre si risveglia sempre di più la coscienza della forza creativa insita nei nostri pensieri e nelle nostre emozioni. Una coscienza che ci chiede presenza, consapevolezza, responsabilità.Siamo ancora nella fase iniziale della seduta, ma già si sente quanto stiano risuonando tutte le diverse paure — compresa quella, sottilissima e subdola, di rimanere delusi ancora una volta.Per alcuni, tutto questo attiva dei veri e propri meccanismi di difesa, che portano a convincersi che “tanto la materia non risponde”, che “la vita non si cambia con i pensieri e le emozioni”.
E così riemerge un senso di svalutazione, un desiderio quasi di ritrarsi, di tornare a credersi ingenui che si lasciano incantare da “favole spirituali”, così da non doversi assumere la responsabilità di poter agire…
e preferire, ancora una volta, rimanere nella zona comfort, anche se in quel luogo non c’è gioia, ma solo una familiarità che rassicura.Apparentemente, tutto questo potrebbe sembrare un lavoro ancora “superficiale”. Ma sotto la superficie si sente chiaramente che sta accadendo qualcosa di molto più profondo:
una vera e propria revisione interna, una riorganizzazione, una riconfigurazione degli archivi di memoria.
È come se il sistema stesse iniziando a elaborare e riorganizzare vecchie informazioni, programmi, memorie inconsce…
Un processo che mi richiama uno degli strumenti più potenti che si ricevono durante la classe Tu e il Creatore.Sento che questa fase rappresenta proprio la base necessaria per poter poi andare a incontrare — e trasformare — le vere ragioni per cui così tante persone temono il ricevere e si bloccano davanti al miglioramento.
Questa base è ciò che prepara il terreno a memorie e programmazioni più radicate, quelle che tengono vive le convinzioni più profonde e resistenti.È un processo che riesamina le vecchie ferite.
E non è raro che in questi giorni riemergano pensieri o emozioni legati a qualcosa che abbiamo la sensazione di aver perso.
Ma sono rilasci, e fanno parte integrante del movimento che sta avvenendo.
Per alcune persone può esserci persino il bisogno inconscio di “trovare qualcosa che non va”, di cercare il negativo, la patologia, il disagio, come se questo fosse l’unico modo per calmare quelle parti di sé che si muovono solo quando c’è un problema da risolvere.Come se una parte di noi sperasse ancora nella bacchetta magica:
la cura miracolosa, la soluzione perfetta, la pillola che tutto guarisce.
E se questa non arriva da dentro, allora la si cerca fuori.
Qualsiasi cosa che il nostro sistema di convinzioni possa accettare come “la risposta”, pur di non dover riconoscere il proprio potere.E così si attivano protezioni profonde che vanno a pescare nelle convinzioni genetiche, strutturando — a livello inconscio — l’idea di un problema da vivere, così da rendere “reale” un malessere e giustificare la ricerca della cura esterna.
Come se fosse più facile credere che qualcun altro, qualcosa fuori da noi, abbia il potere di risolvere, di sistemare, di aggiustare ciò che sentiamo non funzionare.Ma tutto questo... ci svia da noi stessi.
Ci allontana dalla possibilità di riconoscere davvero chi siamo e quale forza abita dentro di noi.
È un movimento sottile, ma necessario da riconoscere, proprio perché fa parte del processo.
Perché solo vedendolo, possiamo trasformarlo.

Terzo e ultimo segmento lavorato:

L’equivoco profondo: pensare che ricevere sia relativo solo al denaro e non capire quanto invece si può ricevere dalla vita, così rifiutandolo

Sessione lavorata tra 2 e il 5 agosto 2025:

🌿 Terzo Segmento di Luglio: Il Vero Significato del Ricevere

Un viaggio profondo oltre il denaro, verso il valore, la gioia e la libertà interiore

Durante la nuova parte della seduta collettiva lavorata mi state presentando una rete profonda di credenze, memorie e resistenze invisibili legate al ricevere.

Primo tra tutti il credere che possiamo ricevere solo denaro e quindi rifiutandolo per tutta una serie di ragioni, ma impedendoci soprattutto di ricevere ANCHE tutto il resto perché non lo considerano nemmeno e lo rifiutiamo a prescindere perché 'non lo vediamo'.

E proprio lì, dove pensavamo di “aver già lavorato tanto”, è venuto alla luce qualcosa di nuovo, inatteso. Stiamo scoprendo quante sfumature sottili ci sono in quel gesto così naturale — accogliere, ricevere — e quanto dolore e blocco può nascondervisi sotto.

✧ Il valore personale non si misura in euro

Una delle prime emersioni collettive ha riguardato il modo in cui molte di noi associano, spesso inconsciamente, il proprio valore personale a quanto denaro riescono a generare o far entrare nella propria vita.

È un’equazione invisibile, eppure attivissima:

“Valgo quanto guadagno.”
“Più guadagno, più sono brava.”
“Se non entrano soldi, non sto facendo abbastanza.”

Questa convinzione, profondamente radicata nei nostri sistemi educativi, familiari e culturali, crea un cortocircuito doloroso:

  • Da un lato ci spinge a fare e dare sempre di più, nel tentativo di “essere abbastanza”.

  • Dall’altro genera in alcune una vera e propria ribellione interna, che porta al rifiuto del denaro, per non dover accettare di essere misurate secondo quel criterio.

È un sabotaggio dolce ma potente:

“Se i soldi definiscono il mio valore… allora li rifiuto.”
“Se accetto soldi, significa che sto accettando di essere quantificata.”

In realtà, il valore di un essere umano è intrinseco, intoccabile, non negoziabile. Ho lavorato molto su tutto questo che mi avete presentato per riallinearci con la Verità più Alta: Esistiamo, e per questo siamo già preziosi. Esattamente come un neonato che non ha titoli, risultati, conti correnti… eppure è Amore puro, valore puro.

✧ L’equivoco profondo: pensare che ricevere significhi solo guadagnare denaro

Durante questa parte della sessione è emersa una convinzione limitante che accomunava molte:

l’idea che “ricevere” sia unicamente legato ai soldi.

Per molte persone — soprattutto per chi ha costruito la propria vita sulla fatica, sull’impegno, sul dare — ricevere senza dare nulla in cambio attiva disagio, senso di colpa, senso di inadeguatezza.

Ma ricevere è molto, molto di più del solo denaro.

È saper dire “grazie” senza sentirsi in difetto.
È lasciare che qualcuno ti apra una porta, ti faccia un regalo, ti riconosca.
È accettare la gioia, la bellezza, il tempo, l’amore, il sostegno, un’intuizione.

Eppure, tante di noi non riescono nemmeno a vederle come forme di ricevere. Come se tutto ciò che non passa da una transazione economica non contasse, e quindi lo di rifiuta a prescindere, comprese le nuovo opportunità, perché è come non le vedessimo, come se non esistessero.

Quindi quando la vita ci offre, noi… rifiutiamo.

Altra convinzioni importanti trasmutate: ✧ Il ricevere che fa paura

Perché abbiamo così tanta paura di ricevere veramente?

Perché ricevere — anche solo un pizzico in più del solito — significa:

  • rompere uno schema,

  • uscire da ciò che è prevedibile,

  • esporsi alla possibilità che qualcosa possa andare davvero bene,

  • permettersi il piacere… senza meritarlo.

E proprio lì si attivano meccanismi profondi di autolimitazione.
Come se ognuna di noi avesse una soglia personale di abbondanza tollerabile. C’è un punto oltre il quale “non è sicuro avere di più”.

E non importa quanto sia alta o bassa questa soglia — è individuale, costruita sull’infanzia, sulla genealogia, sull’identità. Ma è lì, e quando la superiamo accade qualcosa che iniziamo a sprecare, perdiamo concentrazione, facciamo scelte impulsive, spendiamo tutto, come se quella ricchezza in più fosse pericolosa, o non meritata.

✧ Più ricevo, più temo di perdere, più mi permetto di avere più devo avere paura che sparisca tutto (o farlo sparire o rifiutare io così da stare al sicuro)

Tantissimi programmi inconsci emersi durante la seduta girano attorno a una grande illusione:

“Se ricevo di più, perderò qualcosa che già ho.”

Questo è un messaggio presente in molti sistemi familiari, spesso inconsapevolmente trasmesso: se hai successo, perderai la semplicità. se guadagni troppo, sarai sola. se cambi stile di vita, deluderai chi ami, se vivi bene, qualcun altro ne pagherà il prezzo.

E allora ecco che, anche quando arrivano dei soldi “extra”, qualcosa dentro spinge a liberarsene in fretta. Non per superficialità, ma per fedeltà a un sistema interno che non sa ancora come contenerli.

Nel campo energetico, avete anche presentato molte memorie genealogiche legate al rifiuto del denaro:

  • storie familiari dove il denaro ha generato conflitti, abusi, perdite, potere.

  • antenati che hanno visto la ricchezza come qualcosa di sporco, pericoloso o disonesto.

  • madri e padri che hanno associato il guadagno al sacrificio, all’alienazione, alla solitudine.

Ricevere denaro, in questi casi, può significare anche spezzare la lealtà invisibile verso chi non ha mai avuto niente.

✧ Il salto di paradigma: ricevere come Scelta Energetica

La svolta che ho introdotto sotto forma di inserimenti e template è questa:

Ricevere non è qualcosa che si “guadagna”. È qualcosa che si sceglie.

Non si tratta più di “fare per ottenere”, ma di essere in apertura verso ciò che la vita ci offre continuamente, potendo così scegliere costantemente e individualmente ma ricordandoci sopratutto che anche questa è una scelta che in mano nostra.

  • Sintonizzarci su ciò che ci espande, ci nutre, ci solleva.

  • Riconoscere che il nostro corpo è la nostra bussola.

  • Scegliere la gioia, anche se non è giustificata.

  • Accettare la bellezza, senza doverla pagare.

  • Ricevere, senza senso di colpa.

Ecco questo il lungo segmento lavorato in questi giorni.

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